- Luca Marelli
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Per una volta non utilizzerò questo spazio per un approfondimento tecnico ma per un giusto riconoscimento ad un arbitro che, tra vent’anni, verrà ricordato come uno dei migliori che abbiamo visto sui campi di calcio.
Questa sera, alla Allianz Arena di Monaco di Baviera, Gianluca Rocchi, classe ‘73 della sezione di Firenze, indosserà per l’ultima volta la divisa internazionale, dirigendo Bayern Monaco-Tottenham, valida per il sesto turno dei gironi di Champions’ League.
Una partita strana per uno degli elementi più affidabili a disposizione del designatore europeo Rosetti. Strana perché non mette in palio nulla dato che il Bayern Monaco ha già vinto il girone ed il Tottenham è già sicuro del secondo posto.
Certo, ci sarà una certa voglia di rivalsa degli inglesi, all’andata travolti in casa per 7-2 ma, in fin dei conti, è più un’amichevole di lusso che altro.
Rosetti, però, ha sempre avuto una grande qualità: la capacità di mettere da parte le necessità e tornare ad essere un arbitro in attività in queste circostanze.
Rocchi non aveva bisogno di dimostrare nulla: semplicemente, come ogni arbitro al passo d’addio, avrebbe desiderato salutare un ambiente che lo ha visto protagonista per undici anni in un teatro di prestigio.
Rosetti gli ha giustamente concesso una sorta di passerella finale, in uno stadio meraviglioso (e che ho avuto la fortuna di poter vedere), davanti ad un pubblico che sarà comunque delle grandi occasioni (all’Allianz, questa sera, sono attesi i soliti 70mila spettatori, ormai un classico per le partite del Bayern) e con una limitata carica mediatica (proprio per il risultato ormai acquisito da parte di entrambe le società).
Saluti senza rimpianti?
In realtà no.
Come ogni grande arbitro che si rispetti, anche Rocchi, in cuor suo, è consapevole che avrebbe potuto ottenere qualcosa in più: gli manca una finale di Champions’ League, gli mancherà un Campionato Europeo che, purtroppo, l’AIA ha deciso di non concedergli.
E proprio sull’ultimo punto si apre una riflessione di estrema importanza: è giusto che l’Associazione, nonostante la esplicita richiesta della UEFA, abbia deciso di depennarlo dalle liste internazionali, di fatto impedendogli di partecipare ad un Europeo?
Ritorno ad un approfondimento di qualche settimana fa: le regole esistono per tutti ed è corretto che vengano rispettate.
In questo caso, però, esiste un “ma” grande quanto il Pirellone: ha senso che l’Associazione privi se stessa della grande opportunità di vedere due suoi “figli” impegnati nella più grande competizione europea e con grandi possibilità di trovare designazioni nella fase finale?
Sono onesto: sono molto combattuto su questo argomento.
Da un lato è deprimente pensare che l’Italia, con la sua grande tradizione, si debba oggi aggrappare al solo Orsato, unito Elite rimasto (nel 2016 erano quattro, con il veneto c’erano Rocchi, Tagliavento e Rizzoli).
Dall’altro, però, c’è da dire che Rocchi sarebbe stato il primo caso di un arbitro italiano in doppia deroga per poter dirigere una manifestazione.
Dobbiamo considerare, infatti, un particolare: l’Europeo 2020 si concluderà con la finale di Wembley il 12 luglio. Gli organici delle varie categorie nazionali, in Italia, saranno compilate quasi due settimane prima. Ciò avrebbe significato concedere un’ulteriore deroga a Rocchi perché è impensabile che all’Europeo possa esserci un arbitro che, in patria, non fa più parte della CAN A: sarebbe un cortocircuito logico.
Giusto, pertanto, negargli questa possibilità?
L’AIA, come ormai è chiaro, è rimasta indietro sotto molti punti di vista: non è certo un caso che, in questa stagione, in Champions abbiamo contato una sola presenza (oltre ai soliti due) con Guida. Massa, esordiente nella scorsa stagione, non ha visto la massima competizione europea. Per il Mondiale di Qatar 2022, al momento, non c’è alcuna possibilità di schierare un arbitro italiano (e sarebbe la prima volta da decenni). Insomma, che altro ci vuole per comprendere un fallimento tecnico che è sotto gli occhi di chiunque dotato di un minimo di raziocinio?
Colpa di Rizzoli, dunque?
Anche in questo caso la risposta è no. Rizzoli sta letteralmente facendo miracoli, recuperando alcuni arbitri che sembravano irrimediabilmente perduti (Guida, Maresca), crescendo alcuni giovani che potrebbero essere il futuro (Di Bello, Chiffi). Ma nulla può contro l’impoverimento della categoria dovuto all’assurda scelta di dividere le CAN, di fatto bloccando le scelte tecniche ed imponendo un turnover basato solo su limiti di età e permanenza.
Non è colpa di Messina, non è colpa di Braschi, non è colpa di Rizzoli: evidentemente la responsabilità è di chi ha avallato questa assurdità. Il nome fatelo voi…
Un dato, però, deve essere segnalato.
Ai prossimi europei scuole certamente di tradizione ma non al livello di quella italiana porteranno due arbitri agli Europei (e, di conseguenza, anche quattro assistenti). Penso, in primo luogo, all’Olanda: sarà rappresentata da Makkelie (grande promessa) e da Kuipers.
Due grandi nomi, si dirà.
Vero.
Però dobbiamo anche sottolineare che Kuipers (ieri sera eccellente in Inter-Barcellona) compirà 47 anni a febbraio. L’Olanda, una volta ricevuta la richiesta di poterlo schierare agli Europei, non ci ha pensato due volte a confermarlo nelle liste internazionali. E non si dica che in Olanda non hanno ricambi all’altezza: con tutto il rispetto per i nostri ragazzi, in Italia non abbiamo un elemento come Makkelie che, a gennaio, compirà 37 anni, già da oggi è serissimo candidato per la direzione della finale di Europa League (Ajax permettendo).
Naturalmente quanto scritto non si traduce in una critica a Fabio Maresca, ormai ufficialmente inserito nelle liste internazionali dall’Italia: il napoletano, al contrario, avrebbe meritato la qualifica già l’anno scorso e questa nomina giunge al termine di un percorso di maturazione straordinario, come abbiamo visto nelle ultime giornate del nostro campionato.
Forse, e dico forse, si poteva trovare una strada migliore per non privare la nostra federazione della possibilità di schierare come l’Olanda (e non solo…) due arbitri all’Europeo. Senza considerare, infine, che in tal modo rimarranno a casa anche due assistenti, quelli che avrebbero accompagnato Rocchi ad Euro 2020.
Ne vale la pena? Vale la pena privarsi di un tale riconoscimento per rispettare regole vetuste, superate, inutili?
Sarebbe il caso di entrare nel ventunesimo secolo, mettere mano a norme di funzionamento che non hanno alcun senso ed evitare di operare delle scelte che, oggettivamente, cozzano pesantemente con la logica della meritocrazia.
Stasera, intanto, ci stringeremo tutti attorno a Gianluca Rocchi.
Non tanto per rimpiangere un Europeo che dovrà vedere da casa assieme ai suoi due assistenti.
Lo guarderemo per dirgli, semplicemente, grazie.
Luca Marelli
Comasco, avvocato ed arbitro in Serie A e B fino al 2009, accanto alla professione si occupa di portare qualche spunto di riflessione partendo dal regolamento, unica via per comprendere ed interpretare correttamente quanto avviene sul terreno di gioco. Il blog (www.lucamarelli.it) è nato come un passatempo e sta diventando un punto di riferimento per addetti ai lavori ed appassionati.
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